Tanto nomini nullum par elogium. “Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome.”
Queste sono le parole che si leggono sulla lastra frontale della tomba machiavelliana, in Santa Croce.
Niccolò Machiavelli è considerato il fondatore della scienza politica moderna. Gran parte del suo impegno politico, sociale e letterario si focalizzò su una serie di disquisizioni e consigli, utili per colui che detiene il potere dello Stato e che desidera governare al meglio e il più a lungo possibile.Tra i suoi scritti di maggior rilievo politico, ricordiamo il Principe, opera volta a evidenziare quelle insanabili aporie di un sistema politico che deve continuamente prendere atto della realtà effettuale. Il principale motivo che spinse Machiavelli alla composizione del Principe fu il desiderio di proporre un vero e proprio manuale al nuovo principe, affinché egli possa ricavare da esso delle norme comportamentali politicamente valide, volte al conseguimento del successo in ogni azione concreta e circoscritta in un determinato frangente storico-sociale. Secondo l’autore, l’obiettivo a cui ogni buon politico dovrebbe aspirare è il raggiungimento del bene comune, coronamento degli sforzi socialmente volti alla conquista e conservazione del potere, unico garante di una vita duratura per lo Stato.
Da tutto ciò si evince come in realtà il Principe sia distante dall’essere classificata come opera personalistica: è il potere l’unico vero protagonista del trattato, nella proclamazione della natura super-personale dello Stato. Il principe di cui parla lo scrittore risulta dunque spogliato di ogni individualità, la quale contribuisce a rendere l’ideale machiavelliano utopico e lontano da una sua possibile attuazione in senso pragmatico.
La scoperta comunque rivoluzionaria di Machiavelli consiste nell’esser riuscito a fare della politica una disciplina del tutto autonoma rispetto alla figura del politico. In Machiavelli, oltre all’evidente allontanamento dalla trascendenza medievale, si evince l’impossibilità di un determinismo assoluto che regoli le azioni umane, salvaguardando così il libero arbitrio e ancor di più la possibilità dell’esplicazione della virtù politica.
In un ambito di totale desacralizzazione della politica, scevra da ogni rimando o giustificazione religiosa, l’intento dell’autore è creare un’opera che sia il più possibile rispondente alla situazione storica contingente, proponendo un manuale di comportamento legato a precisi criteri di realismo socio-politico, finalizzato all’urgenza di formare efficacemente il carattere del nuovo principe, Lorenzo de’ Medici.
Machiavelli trascorse gran parte della sua vita a Firenze, prima a servizio della famiglia Medici come Segretario, e poi come Cancelliere della seconda Repubblica fiorentina; è pertanto possibile rintracciare quelli che sono stati i luoghi più importanti della città che lo hanno visto protagonista di fondamentali vicende politiche, e che oggi sono considerati emblemi della magnificenza della Signoria medicea.
Nel Convento di San Marco, Machiavelli conobbe Girolamo Savonarola, celebre frate e filosofo del Quattrocento fiorentino, accusato di eresia e condannato al rogo nel 1489.
Alcuni tra i luoghi maggiormente frequentati dallo scrittore sono sicuramente Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, sede di Piero Soderini, nominato Ganfaloniere a vita durante gli anni repubblicani, e con cui Machiavelli instaurò un duraturo rapporto di collaborazione e amicizia. In epoca medicea, Palazzo Vecchio rappresentava un luogo tanto materiale quanto simbolico della vita politica e civile della Firenze del XV secolo, espressione degli anni di maggior prestigio della carriera machiavelliana.
Ripercorrendo le principali vicende storiche della sua attività politica, bisogna considerare il Palazzo del Capitano del Popolo, il più antico tra gli edifici pubblici di Firenze, meglio conosciuto oggi come Museo del Bargello, al cui interno è conservata una collezione di armi da guerra risalenti al 1400 e utilizzate dalle milizie fiorentine, guidate da Machiavelli, contro le milizie pisane.
Le vicende che ruotano intorno al Tabernacolo delle Stinche rappresentano un periodo oscuro della vita politica dello scrittore: si tratta di un luogo religioso dove i condannati a morte potevano sostare e trovare conforto prima di essere giustiziati. Il cammino dei condannati partiva dalle prigioni delle Stinche, nelle quali fu rinchiuso lo stesso Machiavelli in seguito alla caduta della seconda Repubblica e al ripristino della Signoria medicea, con l’accusa, infondata, di ostacolare l’ascesa della famiglia Medici.
Vanno inoltre menzionati due luoghi, testimonianza degli ultimi anni di vita del consigliere politico. Il primo di questi è Palazzo Strozzi, dove, nell’Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento, si trova il fondo Machiavelli-Serristori: un’ampia raccolta di volumi antichi che permette di comprendere, in una dimensione di respiro internazionale, la personalità enigmatica dello scrittore e i risvolti delle sue imprese. All’interno della Biblioteca dell’Istituto è inoltre possibile ammirare un ritratto di Machiavelli, realizzato da Rosso Fiorentino. Il secondo luogo è Casa Buonarroti, dove sono conservati alcuni disegni machiavelliani relativi al progetto delle fortificazioni delle mura di Firenze, progetto che non venne mai portato a termine, a causa della caduta della Signoria e della successiva morte di Machiavelli, avvenuta nel 1527.
Dopo la morte, le sue spoglie trovarono sepoltura nella Basilica di Santa Croce, dove gli fu dedicata una tomba collocata nella parte destra della navata centrale. Sul monumento funebre, realizzato nel 1787 dallo scultore Innocenzo Spinazzi, è posta una statua in marmo rappresentante la Diplomazia, simbolo che interpreta e riassume magistralmente l’intero corso dell’impegno politico dello scrittore e filosofo fiorentino, che dedicò la sua intera esistenza alla gloria di Firenze, contribuendo a edificare il suo eterno splendore.
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